LA REPUBBLICA

BY MARIA PIA FUSCO

RADAMES TRIONFA NELL’ EGITTO VIRTUALE

BARCELLONA – Improvvisamente la gigantesca piramide si divide e si frantuma moltiplicandosi in tante piramidi in movimento, davanti alle quali sfilano soldati che arrivano da ogni direzione e ognuno dei gruppi ha costumi diversi in un gioco di colori esaltato dalla luce dei riflettori: è lo sfondo grandioso per la Marcia Trionfale di Aida, che risuona particolarmente possente nell’ amplificazione di un sistema Laser. Per il pubblico del Palau Saint Jordi di Barcellona è il momento di massima meraviglia, in una serata segnata dallo stupore, previsto dal Maestro Giuseppe Raffa, il direttore d’ orchestra che per le sue messinscene ha coniato il termine di Operama. E’ un nuovo modo di concepire la rappresentazione, con l’eliminazione di elementi scenografici tangibili, sostituiti da una scenografia virtuale, cioè da proiezioni di immagini tridimensionali in un continuo gioco di effetti speciali che elimina i tempi morti e permette un veloce cambio di scene. Dice il maestro Raffa: “Le tecnologie avanzate offrono possibilità senza limiti, sia nel suono che nelle immagini. Il suono, per esempio, viene dal retro del palcoscenico, assemblato da diverse fonti e restituito allo spettatore che lo percepisce come se provenisse dal punto di emissione”. Necessità essenziale all’ Operama sono i grandi spazi. Il Palau Saint Jordi, dove Aida è stata rappresentata per quattro repliche, da giovedì a ieri sera, è uno dei recenti impianti realizzati per le Olimpiadi, ospita sport vari, dalla pallacanestro al windsurf con la platea trasformata in piscina. Il pubblico potenziale è di 15mila persone e Aida – per cui una parte della galleria è usata come palcoscenico – ha conquistato il pienone di oltre 13 mila spettatori a serata. Tra le cifre dell’ Operama, ci sono i 78 orchestrali, i 100 coristi, 40 ballerini e 1200 comparse e, per quanto riguarda la tecnica, ci sono dieci proiettori di grande distanza che coprono una superficie di 1200 metri quadrati. Più semplicemente il fondale dell’ Aida, diviso in tre piani sovrapposti sui quali si svolgono e si intrecciano i movimenti dei protagonisti, è largo 60 metri e alto 20 metri, come dire un palazzo di sei piani. Per il finale dell’ opera, la spettacolarità è affidata all’ immagine di una Sfinge che domina lo spazio e fa da sfondo alla parata solenne dei sacerdoti che accusano di tradimento Radames, che, tutto solo nel piano inferiore del palco, sembra una povera creatura sopraffatta dal Potere dell’ Egitto. La spettacolarità della rappresentazione, privilegiata rispetto alla musica, ha un significato preciso nelle intenzioni del maestro Raffa: “Per me la lirica è un’ arte popolare, la mia ambizione è quella di riportarla alle grandi masse e non limitarla a un pubblico di privilegiati. Sono dieci anni che lavoro per realizzare questo sogno e credo di essere vicino. Il primo esperimento di Aida è stato nello stadio olimpico di Montreal, davanti a un pubblico di 70 mila persone entusiaste di aver ritrovato l’ Egitto vicino a quello nel quale Verdi aveva immaginato la sua opera. E’ stata una bellissima soddisfazione”. Giuseppe Raffa, siciliano, ha lasciato l’ Italia dopo aver studiato composizione e direzione d’ orchestra al conservatorio Verdi di Milano con Bruno Bettinelli e poi all’ Accademia Chigiana di Siena. Ha lavorato a lungo nell’ Europa dell’ Est, prima di stabilirsi a Madrid, dove ha trovato forse interlocutori più disponibili ai suoi progetti, che lo hanno portato a mettere insieme una troupe di una settantina di collaboratori, una compagnia che orgogliosamente definisce “privata e indipendente, ci finanziamo con gli incassi degli spettacoli, senza sovvenzioni statali”. Orgoglio e anche una sottile ansia di rivincita quando annuncia l’ arrivo in Italia di Aida in Operama, per ora a Roma al Palaeur e a Milano al Forum di Assago, ma è possibile che la tournée tocchi altre città dotate degli spazi necessari. “Dobbiamo fissare le date, ma saranno comunque a marzo. E’ il mio ritorno in Italia dopo tanti anni”, dice il maestro e, all’ ovvio riferimento al Ritorna vincitor, sorride compiaciuto. Il cast di Aida sarà in parte lo stesso di Barcellona, che comprende i soprani Michele Crider e Nina Edwards che si alternano nel ruolo di Aida, i mezzosoprani Bruna Baglioni e Ruza Baldani (Amneris) e i tenori Dennis O’ Neill e Antonio Ordonez (Radames). Il sistema dell’ Operama, applicato ad opere esistenti, quindi a trame e stati d’ animo di una tradizione fin troppo nota, non permette grandi slanci di fantasia. Il maestro Raffa lavora ad un’ opera nuova insieme allo sceneggiatore Biagio Proietti, che sta scrivendo libretto e liriche. Si intitola Gipsy Girl e racconta la vita di una ballerina spagnola dall’ inizio del secolo agli anni Trenta. Dice Proietti: “Ogni scena che scriviamo viene concepita tenendo conto delle infinite possibilità di scenografia virtuale che le nuove tecnologie consentono. Credo che con Gipsy Girl l’ Operama esprimerà tutte le sue meraviglie”.

MARIA PIA FUSCO